“Resident Evil: Welcome To Raccoon City” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 25 Novembre 2021

23 Nov, 2021

“Resident Evil: Welcome To Raccoon City” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 25 Novembre 2021

Raccoon City era la sede del colosso farmaceutico Umbrella Corporation, ora invece è una la città morente del Midwest. All’alba di una minaccia che raderà al suolo quel poco che ne è rimasto per coprire i loschi segreti della Umbrella, un manipolo di persone dovrà affrontare un’insidiosa minaccia che si annida sotto la superficie.

Un ritorno alle origini del celebre il franchise “Resident Evil”. Il regista Johannes Roberts è un fan della saga e si vede moltissimo un questo reboot che prende totalmente le distanze dalla saga portata avanti per sei film dal 2002 al 2016. Il regista quindi con il suo film riporta sul grande schermo una storia che nei videogame aveva lo scopo prima di tutto di spaventare i giocatori e poi eventualmente di essere un film d’azione. Ne viene fuori prima di tutto un’operazione di puro fanservice che vuole intrattenere e rendere omaggio senza le pretese di un grande kolossal con una vera e dichiarata anima da b-movie.

Vengono recuperati i toni e lo spirito oltre che alcuni passaggi presi in maniera uguale ai primi due videogames CAPCOM proponendo nuovamente storia e intrecci. Infatti l’intreccio narrativo cerca di portare avanti le trame dei primi due giochi con una parte ambientata a Villa Spencer presa del primo “Resident Evil” e l’altra parte nella città che era l’ambientazione del secondo episodio della saga. Certo non siamo di fronte ad una trasposizione del tutto uguale e alcune licenze sono d’obbligo. Ad esempio tutto il prologo in orfanotrofio risulta diverso da come lo conosciamo per poi unire i personaggi in trame più riconoscibili ai fan dei videogiochi.

Questo porta ad un piccolo difetto che però è d’obbligo quando si parla di un film. Bisogna preparare il pubblico dandogli una base narrativa prima di arrivare a quello che più interessa cioè l’horror e lo splatter. In questo caso tale preambolo risulta forse troppo lungo e va un pò a sprecare tanto tempo cercando di approfondire elementi superflui e di contorno (e a volte anche un pò esagerati nella loro messa in scena) e  togliere tempo ad altri che meritavano maggior attenzione e tempo. Altro aspetto che potrebbe non convincere il pubblico è legato proprio al suo desiderio di voler rendere omaggio alla saga originale. Chi è a digiuno di tale “ispirazione videoludica” potrebbe vedere il film come un b-movie con tutti gli stilemi del caso (tanto splatter, personaggi a volte sopra le righe, situazioni assurde e cosi via) e considerare il tutto come l’ennesimo tentativo di sfruttare l’elemento zombie per fare un film usa-e-getta.  

La parte su cui punta (e vince) il film, oltre alle somiglianze narrative già citate, è tutto l’aspetto tecnico che ne contribuisce a renderlo un’ottima esperienza. La fotografia è sempre vivida e colorata riuscendo ad amministrare bene le parti più buie quando è necessario per enfatizzare la paura e con movimenti di macchina precisi e a volte anche originali. Non vi sono veri e propri jumpscare ma in maniera più ragionata l’atmosfera viene per lo più costruita e Johannes Roberts sfrutta spesso elementi un fuoricampo cosi da avere nello spettatore maggior presa.

Davvero un peccato per quei piccoli difetti a livello di sceneggiatura che però sono legati ad un tipo di mercato di consumo. Per fortuna il tutto viene bilanciato da una resa scenica del regista che quando da libero sfogo alla sua creatività visiva crea momenti di suspance con mano ferma e ottimi risultati. Speriamo davvero che il pubblico vada a premiare questa operazione nostalgia e venga dato il via libero per un secondo capitolo degno di nota e con gli stessi presupposti.

Andrea Arcuri