“No Time to Die” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 30 Settembre 2021
Dopo aver lasciato i servizi segreti, James Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica. Tuttavia, la pace conquistata si rivela di breve durata quando il suo vecchio amico Felix Leiter gli chiede aiuto.
Partiamo subito col dire che quando Daniel Craig ha preso la “licenza 00” con il film “Casinò Royale” era stato da tutti inquadrato come un nuovo Bond violento e sempre pronto a usare le mani, con poco fascino delicato verso le donne e poca propensione a riflettere. La storia d’amore con Vesper Lynd (Eva Green) il cui ricordo è stato portato avanti per tutti i film seguenti compreso quest’ultimo, ha dimostrato che il personaggio non era cosi limitato ma molto propenso alle emozioni. “No Time to Die” ha quindi il delicato compito di chiudere il cerchio dell’universo bondiano di Craig e lo fa nel modo più semplice possibile anche se in alcuni punti forse troppo.
La trama risulta in gran parte illogica a più livelli e con molte forzature dettate da passaggi obbligati e classici di film di questo genere e il finale, cercando di fare meno spoiler possibili, cerca di proporre qualcosa di commovente e intenso ma non ci riesce del tutto. Stiamo parlando di un film di due e tre quarti d’ora e questo suona a volte eccessivo, ad ogni scena interessante ne segue una appunto troppo macchinosa. Il villain interpretato da Rami Malek risulta deludente o troppo poco sviluppato, un cattivo macchiettistico che doveva mettere in scena la nemesi perfetta e conclusiva per questo Bond ma che invece si risolve in molte chiacchiere e pochi fatti. Una trama a tratti vecchia e un cattivo poco incisivo sono lievi leggerezze che con un pochino di cura in fase di sceneggiatura potevano rendere il film migliore.
Veniamo ai punti forti della pellicola che per fortuna permettono a “No Time to Die” di essere uno dei migliori interpretati da Daniel Craig. Su un piano prettamente registico Cary Fukunaga risulta essere ottimo perché a suo agio con il genere action ma soprattutto molto originale. Con mano ferma nei momenti più drammatici e narrativi decide di mettere in scena scene d’azione diverse rispetto ai suoi predecessori. Se l’inseguimento a Matera può ricordare molti inseguimenti, una corsa in fuoristrada (invece delle solite auto da corsa), una caccia serrata in un bosco e l’attacco finale tra Bond e alcuni sicari sono da ricordare perché molto più viscerali e meno roboanti del solito. Il regista alterna eleganza e brutalità tra controcampi serrati e un long take finale che porta cosi il film al suo culmine a livello di adrenalina e l’intrattenimento. Il cast risulta azzeccato e alle Bond-Girl viene dato un ruolo ben preciso e distinto. Léa Seydoux interpreta ancora la Dot.ssa Swann in maniera impeccabile a cui viene aggiunto un passato (e presente) pieno di misteri. Lashana Lynch era stata criticata ancor prima di esser vista in scena per paura che il film gli dedicasse troppo tempo e la rendesse nuova protagonista, invece risulta avere un’ottima presenza scenica senza concentrare troppo su di se i riflettori. Il ruolo (decisamente troppo corto) affidato a Ana de Armas è il divertissement ideale e frizzante che aggiunge un pizzico di divertimento ad un film pieno di drammi personali. Infine c’è lui, Daniel Craig…wow! Ancora una volta perfetto anche nel suo peso degli anni che avanzano e delle tante ferite che si fanno vedere.
“No Time to Die” è quindi un film di James Bond in grado di soddisfare il fan storico ma anche di portare un tocco di umanità al personaggio ideato da Fleming con l’aggiunta di una parte action decisamente ben riuscita. Il suo avere dei difetti su alcuni aspetti non fa altro che confermare la regola che film del genere per essere ancora più realistici e immortali devono avere le loro rughe, le loro imprecisioni e imperfezioni cosi da essere ricordati e apprezzati in futuro.
Andrea Arcuri