“Old” – Recensione. Al Cinema dal 21 Luglio 2021

20 Lug, 2021

“Old” – Recensione – Al Cinema dal 21 Luglio 2021

Bloccati sulla misteriosa spiaggia che sembra nascondere un oscuro segreto, un gruppo di 13 persone dovranno affrontare una corsa contro il tempo per cercare di salvarsi e sfuggire alla morte imminente.

Prima di addentrarsi nei meandri tematici e tecnici del film bisogna fare una doverosa premessa. Il regista M. Night Shyamalan ha la particolarità non solo di scegliere storie molto originali che spaziano dall’horror più classico al thriller più aghiacciante bensì il modo in cui racconta tali storie. Un horror pieno di fantasmi può essere raccontato nel modo classico e poi c’è “The Sixth Sense” il primo grande blockbuster che ha fatto conoscere questo regista al grande pubblico. Un’invasione aliena può essere messa in scena tra esplosioni ed effetti speciali e poi c’è “Signs” e il suo stile lento e psicologico e cosi via. 

“Old” inizia come un film molto classico non solo nella trama in cui facciamo la conoscenza della tipica famiglia felice (ma con alcuni segreti) composta da padre, madre e due figli piccoli che vanno in vacanza in uno splendido resort. Quello che subito lascia di stucco è come il regista decida di adeguare tutta la componente tecnica fatta di luci, movimento di macchina e musica come se fosse un film che potrebbe, da un momento all’altro, diventare una comedy per famiglie oppure un action esagerato. Man mano che le cose procedeno e quando ormai i personaggi e di conseguenza il pubblico si è trasferito in spiaggia allora le cose cambiano in maniera all’inizio impercettibile poi travolgente. Non solo il mistero s’infittisce e cominicano a succedere cose sempre più strane ma è tutta la parte tecnica ed estetica ad avvolgerci totalmente. La musica si fà più stridente, gli attori cambiano la loro recitazione e i movimenti di macchina da presa si fanno più fluidi e soprattutto veloci a testimoniare il fatto che il tempo passa…molto in fretta. 

Il film è un viaggio nella psiche umana più contorta che viene messa in scena in maniera multistratificata su più fronti ma il regista è paziente prendendosi tutto il tempo necessario per introdurre i personaggi e condurre loro e noi negli abissi più profondi di noi stessi. Tra i personaggi si creano degli equilibri sempre più fragili dove ognuno risponderà agli eventi in maniera differente e ancora una volta è la parte tecnica ed estetica che affronterà un profondo cambiamento come se anche essa subirà le conseguenze di tutto quello che succede su questa spiaggia misteriosa. Non di meno risulta importante tutta la parte finale con la rivelazione di quello che c’è dietro a tali accadimenti. Ancora una volta il ribaltamento e la rivelazione nel finale andrà a creare una profonda spaccatura nel pubblico anche se, bisogna ammetterlo, il regista decide di soffermarsi troppo poco e rischia di passare quasi inosservato quando invece poteva essere la parte più interessante e di maggior discussione tra gli spettatori.  
  
 “Old” è ancora una volta la rappresentazione dello stile (in parte) e dei temi (totalmente) tanto cari a M. Night Shyamalan. E’ evidente come non siamo più di fronte al regista che si mette toalmente in gioco rischiando ogni cosa e tirando fuori film davvero estremi come “Unbreakable” oppure “Lady in the Water” dove era evidente una totale messa in scena molto personale. Ultimamente il regista cerca di essere più appetibile per tutti a livello di stile andando a smussare alcune sue caratteristiche forse troppo spigolose. A livello tematico invece ancora una volta risultano i bambini il punto centrale della storia sia a livello narrativo sia emotivo e sono presenti di nuovo il messaggio ecologista, l’importanza della famiglia o l’acqua come elemento molto importante a cui vengono affidati molteplici significati. Inoltre ancora una volta il regista racconta una classica storia a modo suo con un twist finale messo in scena in maniera non lineare e il tutto facendolo in un modo inusuale, originale e diverso dai canoni classici a cui il cinema hollywoodiano ci ha abituati.

Andrea Arcuri