“Fear Street 3: 1666” – Recensione. Disponibile su Netflix dal 16 Luglio 2021
Nel 1666, una cittadina coloniale è travolta da un’isterica caccia alle streghe che ha conseguenze mortali per i secoli a venire, mentre alcuni adolescenti nel 1994 cercano di porre fine alla maledizione prima che sia troppo tardi. Le origini della maledizione di Sarah Fier vengono svelate, mentre si torna al punto di partenza in una notte che cambierà per sempre le vite degli abitanti della cittadina.
Basata sull’omonima saga letteraria per ragazzi di R. L. Stine questo film pone fine alla trilogia distribuita da Netflix. Sempre diretti da Leigh Janiak e con tutti gli attori presenti nei film precedenti che tornano in ruoli differenti il terzo capitolo finisce la storia nel migliore dei modi. La scelta vincente di tutta questa trilogia è stata prima di tutto rendere omaggio ai film slasher in epoche differenti: il primo ambientato in una cittadina di periferia, il secondo in un campus estivo, il terzo in parte nel periodo della caccia alle streghe. Aver scelto da subito di raccontare questa storia in più film ha reso tutto quanto più dilatato permettendo di evitare un certo tipo di errori e portare maggiori pregi a tutta l’operazione. Solitamente la realizzazione di un film di questo genere porta gli autori a riempirlo di rimandi pop contemporanei per aumentare l’attenzione, in questo caso i riferimenti sono meglio distribuiti tra i vari film e questo dona a tutto quanto maggiore serietà e un mino r senso di voler essere solo marketing. Inoltre i personaggi che sono sempre più o meno gli stessi e interpretati dagli stessi attori, portati avanti per tre pellicole riescono ad avere maggior attenzione, costruzione personale e crescita finale.
Fino ad un certo punto il film sembra lasciare da parte la sua anima omicida e si rende maggiormente narrativo, questo serve solo per spiegare meglio le origini della maledizione e dell’odio che ha portato a tutto questo. La tensione e il sangue riprende a scorrere in tutta la sua parte finale con un terzo atto ambientato in un supermercato pieno di omicidi e di una sanguinaria resa dei conti. Questa è una scelta voluta: al terzo film ormai il pubblico vuole sapere come andrà a finire, dedicare tanto tempo alla narrazione con meno omicidi serve per costruire maggior background narrativo in attesa del gran finale.
“Fear Street 3” rappresenta anche quelle che in fin dei conti sono le intenzioni a livello tematico della trilogia. Vengono fuori i forti temi femministi e di lotta di classe andando a “denunciare e uccidere” la mascolinità tossica, l’omofobia e il dominio della folla. Oltre a tutto questo il film si rivela essere quello che un pò già si sospettava: una bellissima e combattuta storia d’amore tra due donne che vogliono solo amarsi in libertà senza giudizi esterni.
Andrea Arcuri