“Valley of the Gods” – Recensione in Anteprima Disponibile al cinema dal 3 Giugno.
Wes Tauros (John Malkovich), l’uomo più ricco sulla terra e collezionista d’arte, vive nascosto dal mondo in un misterioso palazzo, conservando un segreto che lo tormenta. John Ecas (Josh Hartnett), dopo una separazione traumatica dalla moglie, inizia a scrivere la biografia di Tauros e accetta un invito nella sua magione.
Il film è sicuramente un’esperienza visiva ed emotiva molto imponente e difficile da raccontare. I temi che affronta sono : l’amore, la perdita, il sogno e ovviamente l’arte. L’intento generale di tali temi sono cosi ben chiari ma per stile, struttura e utilizzo dei suoi personaggi il tutto non si fonde alla perfezione. Quel senso evocativo si perde in qualcosa di sicuramente fantastico e meraviglioso ma che lascia il pubblico molto disorientato a causa della mancanza di una chiara focalizzazione. Si cerca di avere delle risposte, se non ben chiare anche da poter valutare a livello personale ma purtroppo alla fine rimango più domande che risposte.
Nessun dubbio sul fatto che il regista riesce a catturare la maestosità della natura e in alcuni frangenti la Monument Valley ci viene mostrata sembra essere uno straordinario documentario con movimenti magistrali sia di primi piani sia di grandangoli. C’è un’evidente ammirazione per i Navajo e un chiaro disprezzo per i ricchi e l’inclusione della cultura Navajo mostrata è sincera. Il film però non si focalizza molto su questa parte lasciando tutto in maniera troppo vaga, senza spiegazioni per coloro che non hanno familiarità con la cultura e la comunità.
La trama coinvolge non solo i Navajo ma anche il ricco Tauros, una donna misteriosa e lo scrittore tormentato Ecas ma tali componenti non si intrecciano più di tanto se non con motivazioni che risultano quasi delle scusanti. Il film viene raccontato dal punto di vista dello scrittore ma lo stesso risulta poco importante per la narrazione e in fin dei conti non compie atti molto importanti per il procedere della storia. Anche il personaggio interpretato da Bérénice Marlohe non fa altro che apparire in alcune scene, recitare alcune battute ma non porta altro se non la somiglianza con una statua. Inoltre spesso vengono messe in scena dei frangenti, come ad esempio Tauros che catapulta un’auto di lusso su una scogliera, che certamente non rendono il film noioso ma semplicemente poco coeso.
Andrea Arcuri