Il silenzio – Don DeLillo
Recensione
Sì, quello che si vede in copertina è un cellulare nello stile di quelli di ultima generazione.
Sì, effettivamente questo libro parla di tecnologia, e di quanto effettivamente siamo schiavi, chi più chi meno, di tutti gli strumenti che permettono di raggiungere il web o altre piattaforme che consentono di passare piacevolmente del tempo libero.
Lo schermo sottile del dispositivo che si vede tra il nome dell’autore e il titolo potrebbe essere una metafora su come la nostra società si stia livellando verso il basso, se non lo ha già fatto.
Non siamo sottili nei nostri ragionamenti.
Siamo piatti o tendiamo ad esserlo.
Queste erano grosso modo le mie considerazioni PRIMA di aprire il libro.
Pensavo di incrociare uno scritto che mettesse in guardia, magari una distopia, un approfondimento su un tema che dovrebbe comunque far pensare. DeLillo è un autore che di solito non le manda a dire.
In più ero curioso di vedere come in poche pagine, poco più di cento, il narratore fosse in grado di affrontare un argomento così delicato.
Be’, la delusione alla fine è stata abbondante. Forse mi aspettavo un approccio più divulgativo e una trama che sapesse evocare qualcosa di particolare. Mi aspettavo una ‘tesi’ che, a conclusione del libro, mi facesse continuare a pensare a quanto sia invasiva la tecnologia, ai giorni nostri.
Invece regna una grande verbosità. La vicenda dovrebbe riguardare il quotidiano e invece il linguaggio risulta anche fin troppo ricercato e lontano dall’essere verosimile
Sì, qualche spunto c’è, ma proprio qualche: risulta simpatico e originale, ma senza spiccare il volo.
Nel complesso, lo stile non sembra essere caratterizzato da un particolare pathos, non crea un coinvolgimento. Alla fine sono rimasto molto freddo di fronte a questo testo. A mio parere DeLillo non ha costruito un ponte sufficiente per permettere di essere capito o di entrare meglio nella logica di questa trama. E’ anche vero anche che non era obbligato a farlo. Ma nel momento in cui vuole un po’ di attenzione, dovrebbe per lo meno fornire qualche chiave in più di accesso.
Mai come questa volta sono stato contento di finire un libro per iniziarne un altro.
Enrico Redaelli per GlobalStorytelling