“Mank” – Recensione in Anteprima. Disponibile su Netflix dal 4 Dicembre 2020

15 Nov, 2020

“Mank” – Recensione in Anteprima.

Disponibile su Netflix dal 4 Dicembre 2020

Mank è incentrato sulla figura del drammaturgo, critico teatrale e sceneggiatore Herman J. Mankiewicz. Il film si concentra sulla realizzazione del debutto cinematografico del “genio della radio” Orson Welles che ingaggiò Mankiewicz per scrivere il copione del film prodotto da RKO, nominato a 9 premi Oscar e vincitore di un’unica statuetta proprio alla migliore sceneggiatura. 

Girato in un bianco e nero e strutturato in lunghi flashback che ne ricostruiscono la figura di Mankiewicz negli tanti aspetti della sua vita. Da quelli personali legati alla moglie, gli amici e le tante frequentazioni ma anche l’egocentrismo, la spocchia, la dipendenza dall’alcool e dal gioco d’azzardo fino a scoprire il clima che si respirava ad Hollywood e alla Metro Goldwyn Mayer. In fin dei conti il film racconta il contesto in cui ” Quarto Potere” è stato concepito. 

“Mank” è una pellicola che chiede molto al pubblico finendo per rivolgersi ad una piccola parte di esso. Si rivela essere un’opera ostica e avara di emozioni senza le tipiche “scene madri” di forte impatto emotivo e per questo povera di mordente e abbastanza complicata da seguire.

Pretende che il pubblico abbia piena consapevolezza di figure come Upton Sinclair e del suo attivismo politico improntato al socialismo screditato durante le elezioni del Governatore della California del 1934 dal padrone (repubblicano) della MGM Louis B. Mayer. Sono tante le macchinazioni di quest’ultimo negli affari e nella politica, del brillante produttore Irving Thalberg e del ricchissimo e influente editore William Randolph Hearst, il Citizen Kane in persona su cui “Quarto potere” è basato. Insomma una serie di personaggi che pochi conoscono davvero e che invece il film da per scontato. Tutto questo non fa altro che estraniare il pubblico che si sente cosi poco coinvolto e non riesce a entrare davvero nel film. Allo stesso tempo lascia in secondo piano personaggi come ad esempio Orson Welles e Marion Davis (magistralmente interpretata da Amanda Seyfried), contesti e azioni preziosi per comprendere meglio la genesi di “Quarto potere” per concentrarsi troppo sulla vanità di Mankiewicz con situazioni ironiche, alcoliche e ridondanti . 

L’ironia stessa diviene molto più efficace quando assume un tono dolente. È qui che la performance di Gary Oldman raggiunge il massimo dell’istrionismo e nel finale il montaggio mette in comunicazione passato e presente con attese e rimandi in maniera perfetta e armonica. Tutto questo senza mai scivolare nel didascalico.

David Fincher porta sul (piccolo) schermo un progetto prezioso fatto per i cinefili perché molto evocativo e “vecchia scuola”. L’audio in mono, il bianco e nero, la costruzione delle inquadrature e movimenti di macchina rievocano il cinema dell’epoca e il regista è bravo a rinunciare al suo solito virtuosismo con una regia diversa dal solito.  

Una critica acuta e intelligente all’età d’oro di Hollywood e allo stesso tempo un monito nel ricordare l’importanza dell’indipendenza dell’informazione e della libertà di stampa contro il controllo della politica e della propaganda.

Nota finale : Diventa doverosa la visione di “Quarto Potere” oltre per cultura cinematografica anche per apprezzare meglio questa questa ricostruzione sulla sua genesi.  

 Andrea Arcuri