David Bowie, Changes (Le storie dietro le canzoni. Vol.1: 1964-1976) – Paolo Madeddu. Recensione

3 Nov, 2020

David Bowie, Changes (Le storie dietro le canzoni. Vol.1: 1964-1976) – Paolo Madeddu. Recensione

Quale tipologia di utenza è più adatta per questo libro?

Se siete di quelli che, in merito ad un artista o un cantante iconico come il ‘Duca bianco’, vogliono un libro discorsivo e magari infarcito di qualche immagine simpatica, magari anche già vista, purtroppo non è libro che fa per voi.

Se invece gradite un libro più tecnico, dal sapore enciclopedico, e corredato da dettagli minuziosi, allora l’opera di Madeddu sarà pane per i vostri denti.

Io personalmente faccio parte del primo gruppo, e capisco che forse l’intento dell’autore era fornire un libro che esaminasse più da vicino la produzione discografica degli esordi e degli anni appena successivi della carriera di Bowie (partendo dagli albori -1964-, l’analisi si ferma al 1976; è atteso di sicuro più di un seguito, ndr). Quindi la presenza di fotografie, in un simile ambito, poteva risultare fuori luogo.

Sfogliando le pagine, salta subito all’occhio il particolare lavoro di ricerca effettuato dall’autore, perché su ogni prodotto in vinile viene effettuata una schedatura molto puntigliosa, prendendo in considerazione tutte le persone che hanno partecipato alla realizzazione di quello specifico disco, in formato quarantacinque o trentatré giri. L’analisi tecnica mette in evidenza la qualità della canzone, sia dal punto di vista del testo, sia dall’esecuzione. Nel caso in cui venga esaminato un LP, Madeddu affronta il difficile compito di mettere i brani di quel disco nell’ordine in cui sono stati registrati in sala d’incisione. Se in una simile disamina l’inserimento di fotografie poteva risultare un di più non richiesto, l’aspetto biografico trova invece più spazio anche se, negli ingredienti che compongono il volume, non è quello principale. Nella cronaca relativa alla genesi di una canzone o di una raccolta, infatti, non vengono tralasciati anche aspetti significativi legati al privato di Bowie. Ad esempio, la canzone ‘Kooks’ fu scritta in occasione della nascita del primogenito. In merito ad altre partiture musicali, si accenna ai rapporti che intercorrevano tra lui ed altre famose star dell’epoca (Mick Jagger, Paul McCartney, John Lennon, Brian Eno, Iggy Pop, Brian Ferry). Una piccola nicchia è appannaggio del rapporto tra Bowie ed Andy Warhol…

Per chi è un fan sfegatato del cantante, il libro risulta un grosso scrigno di informazioni da ‘addetti ai lavori’ e penso sia consigliabile.

Per chi come me conosce l’artista grazie a ripetuti ascolti radiofonici e non solo, risulta invece un’opera fuori portata. Non dico che sarebbe stato meglio improntare un testo simile su un registro di Gossip o semplicemente di vita vissuta, perché altrimenti il rischio era quello di creare un prodotto ‘usa e getta’. Senza nulla togliere al lavoro di Madeddu, per il mio gusto era opportuno alleggerire un po’ il discorso per renderlo appetibile ad una maggiore fascia di pubblico.

 

Enrico Redaelli per GlobalStorytelling