“Maledetta Primavera” – Recensione in Anteprima.
Al Cinema dal 12 Novembre 2020
Nina ha undici anni e una famiglia piena di problemi, il padre e la madre litigano sempre, suo fratello Lorenzo quando si arrabbia diventa un pericolo. Dal centro di Roma si ritrova catapultata in un quartiere di periferia fatto di palazzoni e ragazzi sui motorini. Anche la scuola è diversa, non ci sono le maestre ma le suore e lei non ha neanche un amico. Ma un incontro improvviso stravolge tutto: ha tredici anni, abita nel palazzo di fronte, è mulatta e balla la lambada. Il suo nome è Sirley, viene dalla Guyana francese, in Sud-America, e ha un sogno ambizioso: interpretare la Madonna nella processione di quartiere. Nina ne è attratta e spaventata, eppure Sirley fa qualcosa che nessuno finora ha fatto davvero. Le dà attenzione e a modo suo e la fa sentire molto speciale.
Il tema portante è quello di un racconto sul diventare “adulti” e su quell’istante preciso in cui l’infanzia si trasforma in pubertà, sconvolgendo la prassi, il mondo e il modo in cui vi si approccia. Per fare tutto ciò la regista Elisa Amoruso decide di svolgere la vicenda al passato nel 1989 proprio quando la Lambada iniziò a impazzare anche in Italia. Importante è il fatto che si parte dalla propria esperienza personale per raccontare una storia e non è un caso che c’è un punto molto significativo della vicenda dove i classici filmini privati sono protagonisti e hanno addirittura il compito di divenire narrazione e di portare avanti certi discorsi di morale.
Il problema forse sta tutto nella troppa carica dei clichè e quindi all’abitudine di narrare certe storie e temi sempre allo stesso modo che porta il tutto a prevedere la quasi totalità dei passaggi della vicenda. Il film ha quindi tanto interesse a livello di storia e spunto ma la scrittura risulta raffazzonata perché priva di slanci e sembra che tutto si svolga in maniera disinteressata. Manca poi quasi completamente un pur minimo sguardo antropologico sulla realtà in cui il film è ambientato e quindi la periferia dove vive la famiglia di Nina risulta uguale a tante altre. Tutto risulta troppo semplificato a partire dalla crisi coniugale fino all’attrazione verso lo stesso sesso e quel senso di ribellione all’ordine scolastico e politica. Anche i personaggi, sebbene ben recitati risultano troppo tipici e bidimensionali nelle loro intenzioni e movenze all’interno della storia. A venirne fuori in maniera positiva sono le giovani attrici che interpretano Nina e Sirley cioè Emma Fasano alla sua prima esperienza nel cinema e Manon Bresch. Rimangono molto in secondo piano Giampaolo Morelli e Micaela Ramazzotti racchiusi in personaggi troppo legati e dotati di poche caratterizzazioni originali.
Elisa Amoruso ha diretto in maniera magistrale ben quattro documentari tra cui l’ottimo “Chiara Ferragni : Unposted”. Alla sua prima regia in un soggetto di fantasia risulta avere ottime intenzioni che non riesce del tutto a mettere in pratica. Vogliamo augurarci tutti che torni presto con una nuova storia perché per ora ha colto le tematiche in maniera corretta e il loro potenziale e quindi ha la possibilità di crescere e diventare nome di spicco per il cinema Italiano . Ti aspettiamo.
Andrea Arcuri