“La Regina degli Scacchi” – Recensione in Anteprima. Disponibile su Netflix dal 23 Ottobre 2020

18 Ott, 2020

“La Regina degli Scacchi” – Recensione in Anteprima.

Disponibile su Netflix dal 23 Ottobre 2020

 
Una cosa è certa: non siamo di fronte alla tipica storia di formazione che esplora solamente il vero costo del genio e non abbiamo di fronte qualcosa di didascalico e adatto ad un pubblico ristretto. Netflix ci regala un’intensa storia di formazione che può essere letta in vari modi supportata da una brillante regia di Scott Frank e una magistrale e magnetica interpretazione di Anya Taylor-Joy.
 
Abbandonata e affidata ad un orfanotrofio alla fine degli anni ’50, Beth Harmon (Anya Taylor-Joy) scopre un talento sorprendente per gli scacchi mentre sviluppa una dipendenza dai tranquillanti. Perseguitata dai suoi demoni personali e alimentata da un cocktail di narcotici e ossessione, Beth si trasforma in un’emarginata ma allo stesso tempo si scopre  straordinariamente abile nel gioco degli scacchi. Determinata a conquistare tutti i traguardi possibili in questo mondo competitivo dominato dagli uomini.
 
Adattato dal romanzo di Walter Tevis del 1983 la miniserie, i cui episodi prendono il nome da fasi o mosse di una partita a scacchi, è magnetica nella sua precisione ben scadenzata lungo la sua progressione per quello che vuole raccontare e per come vuole farlo. Per un decennio (si svolge negli anni ’50 e ’60) e partendo dal Kentucky fino a Mosca, la serie di Scott Frank è perfettamente bilanciata nel suo essere una storia di formazione e crescita ma anche sportiva di preparazione e adrenalina fino ad essere anche una bellissima rappresentazione di un’epoca affascinante e dello studio sentito di un personaggio racchiuso in quell’area borderline tra genio e psicosi. Non si riesce a togliere gli occhi di dosso da Ana Taylor-Joy nei panni della brillante e distaccata Beth, una ragazza che brama il controllo di una scacchiera mentre è alle prese con una dipendenza che pian piano aumenterà. Rimasta orfana in giovane età, la protagonista impara il controllo delle sue emozioni attraverso la capacità di esaminare le possibilità algoritmiche di una scacchiera. Come una serie di pezzi degli scacchi i tanti personaggi che Beth incontra nel suo cammino vanno ad aumentare i possibili percorsi personali e professionali e ognuno di questi rappresenta un’opportunità, a volte un ostacolo oppure un bivio su come potrebbe procedere il suo cammino verso il successo. Alcuni uomini entrano nella sua vita in maniera non convenzionale o lineare ma soprattutto c’è la figura della madre adottiva (magistrale Marielle Heller) che risulta essere il simbolo di tutto quello che la stessa Beth non dovrebbe diventare…o quasi. Sia su quegli aspetti più oscuri come le varie dipendenze da alcool o psicofarmaci, sia l’esplorazione sessuale con il naturale passaggio alla maturazione come donna, i temi affrontati dalla serie hanno un tocco di forte sensibilità e rispetto senza esagerare mai o strumentalizzare nessuno.
 
Non ci si deve preoccupare; non si deve essere dei geni degli scacchi per seguire la storia che non annoia mai. Anche se non si conosce per niente questo gioco seguendo mosse specifiche e dettagli tecnici il flusso e la narrazione di questa serie è sempre chiara. Riesce perfettamente nel suo intento di rappresentare visivamente quanto intrigante può essere qualcosa apparentemente molto statico sia attraverso variazioni di montaggio in cui gli spettatori possono capire come il gioco possa essere così accattivante sia tramite un motivo ricorrente cioè Beth che visualizza letteralmente una scacchiera dall’ombra sul soffitto, un semplice espediente che colpisce visivamente ogni volta. Tutte queste caratteristiche permettono di vedere la nascita e formazione di un genio senza alienare gli spettatori e senza andare incontro ad esagerazioni visive troppo elaborate.  Allo stesso tempo i discorsi legati alla lotte personali di Beth con le possibili dipendenze sul suo percorso possono essere familiari a molti sia se si è giocatori di scacchi oppure no.
 
Rimane quindi il piacere di vedere una storia avvincente e toccante che trasporta il suo pubblico nei meandri dei pensieri di una ragazza semplice con l’aggiunta di avere uno straordinario dono di natura. Perché certo il punto cruciale della serie è ovviamente il viaggio di Beth come prodigio degli scacchi ma sono i momenti più tranquilli e più umani che manterranno gli spettatori affascinati da questa storia.
 
 
Andrea Arcuri