“Roubaix, Una Luce nell’Ombra” -Recensione in Anteprima. Al cinema dal 1 Ottobre 2020

22 Set, 2020

“Roubaix, Una Luce nell’Ombra”

Recensione in Anteprima. Al cinema dal 1 Ottobre 2020

Nella notte di Natale il commissario Daoud (Roschdy Zem) è di pattuglia per le strade della città . Al suo fianco c’è Louis Cotterel, agente giovane e inesperto appena uscito dall’accademia di polizia. Daoud e Louis sono chiamati a indagare sull’omicidio di una vecchia donna: le indiziate del delitto sono Claude (Léa Seydoux) e Marie (Sara Forestier), le due giovani vicine dell’anziana.   

Siamo a Roubaix: città poverissima, segnata dalla disoccupazione e dall’emarginazione, in cui l’assenza di ogni altra opportunità spinge inevitabilmente verso l’illegalità. In questo contesto si rende necessaria e perfetta una riflessione sulla natura umana dove si fatica a vedere uno sprazzo di luce (“une lumière”).

Il commissario Douad simboleggia proprio questo tramite ossessioni come quella dei tanti rimandi personali al passato; questi non sono altro che il pretesto per uno studio sull’ambiente dove vive pieno di durezze e asperità che guarda in faccia la sofferenza. Per fare tutto questo Douad deve giocare d’astuzia e percepisce nel rapporto tra Claude e Marie e nelle incongruenze tra le loro versioni la chiave per risolvere il caso 

Il regista esegue una perfetta geometria di sguardi e prospettive durante i loro interrogatori incrociati. Sono sessioni estenuanti mai banali o scadenzati in maniera prevedibili dove le due ragazze si aprono in maniera poco prevedibile. Sara Forestier è una fragile donna che sperava nell’amore ma che trasmette la sua disillusione; Lèa Seydoux ormai avviata alla carriera di Hollywood trasmette una forza straziante nelle sue motivazioni. Due prove magnifiche 

E’ un film lento, uno di quelli che si infilano nella propria anima e la smuovono conquistandoci con il passare del tempo. Per quanto pieno di cliché da film polizieschi la sua complessità e stratificazione si rivela con calma e lungo il percorso. Bisogna precisare che ci vuole pazienza, bisogna assecondare il suo andamento lento e irregolare per poi farsi avvolgente in un delitto torbido dove anche noi siamo un po’ colpevoli. 

Per raccontare questo in maniera cosi convincente il regista gira il tutto in uno stile grezzo ed essenziale e sicuramente poco propenso all’intrattenimento da grande pubblico. Uno stile che certo puo’ scoraggiare nell’avvicinarsi ma necessaria per esprimere al meglio la sua forza.   

 

Andrea Arcuri