“Il meglio deve ancora venire” – Recensione in Anteprima.
Al Cinema dal 17 Settembre 2020
Fabrice Luchini e Patrick Bruel sono due grandi amici di vecchia data, dai caratteri decisamente diversi. A seguito di un colossale malinteso entrambi si convincono che l’altro abbia una grave malattia. Decidono così di riprendersi il tempo perduto e godersi insieme i giorni che verranno, tra i ricordi del passato e nuove avventure che lasceranno un segno profondo.
Il duo di registi francesi Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaport sono coloro che già avevano diretto insieme nel 2012 “Cena tra amici”, ritratto agrodolce della borghesia in chiave fortemente ironica. Questa volta però il tema trattato è quello della morte affrontato sempre in maniera particolare con l’intento di far sorridere senza ridicolizzare mai.
La sceneggiatura del film risulta sempre brillante, così come l’interpretazione dei due protagonisti che sono in perfetta sintonia e riescono a mettere in scena una serie di trovate che mantengono alta la tensione e l’interesse del pubblico. La leggerezza domina la prima parte per poi cedere il passo alla componente più drammatica. Il film mette in scena le tante sfumature di un’amicizia sincera con i suoi alti e bassi e il duo di protagonisti sono irresistibili nei loro scoppiettanti duetti molti dei quali probabilmente improvvisati.
“Il meglio deve ancora venire” è uno di quei titoli che lascia qualcosa nello spettatore grazie all’altissimo livello del cast. Soprattutto riesce a far sorridere di un tema molto importante quale la morte a la solitudine senza cadere nel sentimentalismo, nella retorica o nel facile pietismo. Tutto questo però ha il grosso difetto di essere legato a vizi di forma in cui il film deve necessariamente rispondere. La storia che ci viene raccontata è fatta di un classico inizio, l’inevitabile svolgimento fatto di goliardie e divertimento e un finale didascalico visto anche il cambio netto di tono tra le prime due parti e l’epilogo.
Alla fine questo è un film sull’amicizia e la morte e proprio per questo celebra come non mai…la vita. Al di là di situazioni narrative ridondanti ci vuole ricordare (e ci riesce benissimo) che bisogna vivere la vita appieno e fino alla fine prima che sia troppo tardi.
Andrea Arcuri